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domenica 16 giugno 2013

Incontri storici con E.T.

L’incontro del Presidente Eisenhower con gli extraterrestri

Nel 1954 una delegazione guidata dal Presidente USA avrebbe incontrato gli ambasciatori alieni nel campo d’aviazione, poi divenuto l’attuale Base Edwards.
Titoli a caratteri cubitali apparvero sui giornali statunitensi in quel lontano luglio del 1952. Formazioni di UFO avevano sorvolato più volte la capitale, Washington D.C.
Quattro mesi dopo, il generale Dwight Eisenhower, divenuto capo di Stato Maggiore dell’Esercito USA al termine della Seconda Guerra Mondiale (quindi, nel 1951, comandante supremo delle forze alleate della NATO), fu eletto presidente. Era il gennaio 1953 e, in quello stesso mese, all’Ufficio di Intelligence Scientifica (OSI) della CIA fu ordinato di determinare se gli UFO fossero di natura interstellare.
L’OSI riunì la commissione scientifica Robertson (il “Robertson Panel”), che raccomandò tra l’altro l’ampliamento del Progetto “Blue Book”, vale a dire un maggiore studio degli UFO da parte dell’Aeronautica militare. Un anno dopo, nell’aprile 1954 (come documentato da Gerald Light), il Presidente Eisenhower effettuò un viaggio segreto per Muroc Field (l’odierna Base Edwards dell’USAF), situato nel deserto californiano. Il suo seguito comprendeva alcuni generali, il reporter Franklin Allen dell’Hearst Newspapers Group, il vescovo cattolico di Los Angeles James McIntyre, ed altri. Il presidente aveva precedentemente fatto in modo di trovarsi nella vicina Palm Springs, in California, giustificando il suo viaggio con la scusa di una vacanza di golf.
Una notte venne portato di nascosto a Muroc, mentre, come copertura, ai reporter fu detto che il Presidente aveva mal di denti ed aveva dovuto consultare un dentista.
Mentre si trovava al campo di aviazione di Muroc, Eisenhower fu testimone dell’atterraggio di un disco extraterrestre. Diversi visitatori stellari ne uscirono, per conversare con il Presidente e i generali. Gli extraterrestri chiesero che Eisenhower rendesse immediatamente pubblico il contatto tra gli alieni e la Terra.
Il Presidente rispose che gli umani non erano ancora pronti, avevano bisogno di tempo per prepararsi a questa stupenda realtà.
Secondo Lord Brinsley Le Poer Trench, investigatore inglese (conosciuto anche come Lord Clancarty) e autore di diversi libri di argomento ufologico, il Presidente degli Stati Uniti, David D. Eisenhower ebbe incontri e conversazioni segrete con esseri di altri mondi nel 1954, nella base della forza aerea di Murdoc, nello stato della California.
Lord Poer Trench si batté per anni affinché la camera del Lords del Parlamento britannico effettuasse una seria investigazione sul fenomeno e che il governo britannico declassificasse le informazioni segrete sugli UFO.
Fu un pilota collaudatore americano che gli raccontò dell’incontro.
“Il pilota disse di essere stato una delle sei persone presenti all’incontro tra il presidente Eisenhower e gli esseri” spiegò l’investigatore inglese. E aggiunse: “Era stato chiamato in qualità di assistente tecnico grazie alla sua reputazione e alla sua abilità di pilota collaudatore”.Il pilota disse a Tranch: “Cinque diversi tipi di navi atterrarono all’interno della base.

Tre erano dischi volanti, le altre due avevano la forma allungata, come sigari. Eisenhower si trovava in quei giorni in vacanza a Palm Springs, quando ci fu l’atterraggio.
Fu chiamato immediatamente e gli fu chiesto di raggiungere la base il più in fretta possibile…
Il presidente non poteva credere ai suoi occhi. Mentre guardava sbigottito insieme al suo ristretto gruppo di collaboratori, gli esseri scesero dai loro velivoli e si avvicinarono.
‘Sembravano umani, ma c’erano alcune differenze’, disse il pilota e descrisse i lineamenti degli esseri come molto simili ai nostri, l’altezza e la costituzione fisica più o meno come quelle di un uomo medio terrestre “…però erano calvi; e la testa di dimensioni leggermente più grosse della nostra… respiravano senza nessun casco o altro ausilio.”
Parlavano inglese, e dissero a Eisenhower che intendevano cominciare un programma di educazione per la gente della terra, per renderla cosciente della loro presenza.
Eisenhower, molto nervoso, disse di non credere che il mondo fosse sufficientemente preparato per questo e che una rivelazione del genere avrebbe creato una situazione molto difficile per tutti.” Il pilota continuò a raccontare: “Gli stranieri sembravano comprendere e condividere l’opinione del Presidente. Quindi gli dissero che avrebbero seguitato a contattare individui isolati fino a quando l’umanità non si fosse abituata alla loro presenza. Eisenhower accettò, a condizione che questo non creasse panico o confusione nel pianeta”.
DIMOSTRANO LA CAPACITA’ DELLE LORO NAVI
“Poi, mostrarono al Presidente le loro capacità tecnologiche; come si muovevano le loro astronavi, in grado di vincere la forza di gravità, e come potevano renderle invisibili all’occhio umano e alla nostra tecnologia.
Questo preoccupò il Presidente; significava infatti che nessuno poteva vederli anche se loro erano sul nostro pianeta. Successivamente gli extraterrestri rimontarono a bordo delle loro navi e ripartirono. Tutti noi fummo obbligati a prestare giuramento di segretezza su tutto ciò che avevamo visto e sentito alla base quel giorno.”
Tranch aggiunse inoltre che “il pilota non ne aveva mai parlato con nessuno, però, oggi, tutti coloro che erano coinvolti in questo evento, ad eccezione di lui, sono morti”.
Le voci sulla riunione segreta di Eisenhower con gli extraterrestri nella base di Muroc sono circolate per decenni. Di fatto, durante gli anni ’50, un sergente militare parlò al ricercatore UFO Gabe Green del sorprendente atterraggio degli extraterrestri alla base di Muroc. Quanto segue è ciò che rivelò: “Mi trovavo al poligono di tiro, durante l’addestramento sotto il comando di un generale. Stavamo sparando contro i nostri bersagli, quando improvvisamente cinque UFO volarono sopra le nostre teste.
Il generale ordinò di aprire il fuoco contro le navi. Sparammo, ma i nostri proiettili non fecero alcun effetto. Ci fermammo e vedemmo gli UFO scendere in uno degli hangar più grandi della base.”

ALTRE CONFERME
Nel suo libro “L’incidente di Roswell”, lo scrittore e “investigatore dell’ignoto” Charles Berlitz rivela un altro testimone dello sconcertante evento. Un uomo chiamato Gerald Light inviò una lettera datata 16 aprile 1954 in relazione all’incidente.
Stando a quanto riportato dallo stesso Berlitz, “nella sua lettera Light diceva di aver visto cinque navi spaziali aliene che erano state portate dagli extraterrestri nella base”.
“Light scrisse: ‘Avevo la sensazione che il mondo così come lo avevo conosciuto fosse giunto alla fine. Era accaduto davvero! Avevamo visto e avuto un contatto con esseri di un altro mondo !”.
Precisamente, secondo Berlitz, Eisenhower sparì dal luogo in cui stava in villeggiatura a Palm Springs, nelle vicinanze di Muroc, il 20 febbraio 1954, proprio nella data in cui sarebbe avvenuto l’incontro.”Il Presidente aveva una conferenza stampa per quel giorno, ma non si presentò mai”, scrisse Berlitz “semplicemente sparito”.

“Alcune voci dicevano che il Presidente era malato. La spiegazione ufficiale fu che Eisenhower dovette andare urgentemente da un dentista del luogo, però nessun giornalista riuscì mai a scoprire il nome del supposto dentista”.
Il famoso astrofisico, astronomo e investigatore Allen Hynek, venuto a conoscenza di queste informazioni disse quanto segue: “Ho ascoltato molte volte la storia dell’incontro di Eisenhower, però non ho potuto mai confermarla.
Con questa nuova informazione potremo investigare più in profondità”. Se Hynek avesse trovato qualcosa di più prima di morire, non lo rivelò mai.
PIU’ TESTIMONI DELL’INCONTRO ?
Alcuni anni fa, due testimoni rivelarono in un articolo uscito su un quotidiano nel 1954, nella stessa data in cui Eisenhower avrebbe avuto questo incontro, di aver visto un disco volante in una zona non lontana dalla base. Uno di loro scattò anche una fotografia dell’oggetto, dopodiché fecero una registrazione nella quale descrissero l’OVNI e tutto quello che era successo.
“Abbiamo visto qualche cosa di storico” dichiarò Don Johnson, che allora aveva 48 anni ed era impiegato presso il Los Angeles Time, “qualcosa che è stata tenuta segreta per tantissimi anni.”
Quando Johnson lesse la storia dell’incontro di Eisenhower nel quotidiano, si impressionò. Poi cercò e rispolverò il nastro che lui e il suo amico avevano registrato dopo aver visto l’OVNI e rimase di stucco quando lesse la data che avevano scritto sull’etichetta: 21 febbraio 1954. Meno di 24 ore dopo il momento in cui, secondo le testimonianze, il Presidente si sarebbe incontrato con gli E.T. Johnson chiamò immediatamente il suo vecchio amico Phil Umbrello, che si trovava con lui in macchina quella notte del 1954.

“Stavamo guidando verso sud lungo la costa” disse Johnson. “Quando ci trovavamo a circa 100 miglia dalla base di Muroc lo vedemmo… un disco volante! Ci fermammo e scendemmo dall’auto.
“Prima ci fu una gran luce che cresceva in grandezza. Dopo vedemmo che era color argento e con una superficie esterna di metallo scuro, il metallo più brillante che io abbia mai visto.
Non emetteva alcun rumore, e si muoveva come se fluttuasse nell’aria.
Presi la mia macchina fotografica e cominciai a scattare foto”.Umbrello, un imprenditore commerciale, aggiunse: “Emetteva una luce dalla tonalità ambrina, e volava in un modo molto strano per essere un aereo. Il disco sorvolava l’oceano. Era una notte molto scura e potemmo vederlo molto chiaramente”.
Johnson continuò: “Lo osservammo per circa 20 minuti. Volò sopra di noi, poi salì velocissimo e sparì”. Umbrello concluse: “Se quello è lo stesso disco o almeno uno di quelli che vide Eisenhower, lo abbiamo visto solo poche ore dopo che lo vide lui”.
Per assicurarsi che nessuno dei due uomini mentisse venne utilizzata la macchina della verità durante l’intervista sull’avvistamento. Vennero analizzate anche le voci registrate nel 1954.
Charles Mc Quiston, co-inventore della macchina della verità, studiò i risultati della macchina e concluse che i due uomini erano sinceri.
ALTRI PRESIDENTI DEGLI STATI UNITI INCONTRARONO GLI EXTRATERRESTRI
Comunque, il motivo più importante per cui gli extraterrestri contattarono il Presidente fu per dargli un avvertimento affinché si risolvesse la guerra fredda e perché non si ricorresse alla devastante soluzione nucleare.
Gli extraterrestri intervennero per la stessa ragione, durante la crisi di Cuba. Nel 1963 l’allora presidente degli Stati Uniti, Kennedy e il leader sovietico Kruscev entrarono in disaccordo per l’installazione dei missili sovietici nell’isola di Cuba, per cui gli Stati Uniti minacciarono di utilizzare ordigni nucleari.
Come per miracolo, infatti, i missili vennero smantellati e rispediti in Russia e il presidente Kennedy dette prova di un profondo cambiamento nel suo discorso all’ONU tenuto il 20/9/1963 quando esclamò; “Concittadini di questo pianeta! Salviamo il mondo dalla distruzione e dalla fame”.
Effettivamente il Presidente Kennedy e il Presidente Kruscev furono visitati dagli extraterrestri e su loro iniziativa venne applicato il “Patto Rosso” tra Mosca e Washington per evitare guerre atomiche.
L’incontro di queste entità aliene con Kennedy sarebbe avvenuto il 24 marzo 1963 quando nella base di Edward, in California, atterrò un disco volante dal quale scesero due esseri chiedendo di lui. Questi, subito informato, vi giunse il giorno dopo, il 25 marzo 1963 ed ebbe con loro un lungo colloquio.
Jimmy Carter, prima di venire eletto Presidente degli Stati Uniti, ebbe il coraggio di dichiarare pubblicamente alla stampa internazionale che aveva avuto un avvistamento di un disco volante e che avrebbe, una volta diventato presidente, rivelato i segreti sui dischi volanti conservati gelosamente negli archivi di Stato.

La storia del contatto di Eisenhower con gli extraterrestri è già nota nel nostro paese. Sono molte le riviste e i gruppi ufologici che ne hanno parlato.
La nostra decisione di ripresentarla non ha quindi scopo informativo ma è motivata dal desiderio di proporre una nuova chiave di lettura del caso: quella che ci hanno fornito i contattisti.
Mi spiego. Molti ufologi, tra i quali l’americano Richard Boylan, uno dei più famosi in Europa, sostengono che nel corso dell’incontro con gli extraterrestri il presidente Eisenhower avrebbe detto che l’umanità non era pronta a conoscere la verità sulla loro esistenza.
In seguito a tale avvenimento si sarebbe formato il gruppo Bilderberg, composto dagli uomini più potenti della terra, il quale gestirebbe a livello internazionale il problema del rilascio di informazioni sulla realtà extraterrestre.

Questa tesi, sostenuta anche dall’ormai celebre dottor Michael Wolf e da agenti dell’NSA (National Security Agency), suoi informatori, mi trova assolutamente d’accordo. Ciò che non condivido affatto è la notizia relativa ad un patto tra i bilderbergers (in collaborazione con il Council on Foreign Relations) e gli alieni, in base al quale fu concessa agli extraterrestri un’isola nella Polinesia Francese da utilizzare come base sulla Terra.
In cambio gli alieni avrebbero elargito agli americani preziose informazioni riguardanti l’applicazione della loro tecnologia ai mezzi terrestri.
Mi sorge a questo punto una domanda: perché solo agli americani?

A parer mio, se gli extraterrestri avessero voluto scendere a patti con i governanti del nostro pianeta non ne avrebbero scelto qualcuno in particolare ma si sarebbero certamente rivolti a Unione Sovietica, Inghilterra, Cina e a tutti gli altri paesi del mondo. Non pensiamo che il sentimento nazionalista, proprio dell’essere umano, debba per forza appartenere anche agli alieni! Secondo i messaggi ricevuti da noti contattisti quali George Adamski, Eugenio Siragusa ed altri, i cosiddetti ET non sono mai stati né con l’oriente, né con l’occidente.
A loro interessa l’uomo e la sua evoluzione, non certo lo stato di appartenenza. Gli Stati Uniti hanno tratto le “nuove tecnologie” dallo studio dei resti di astronavi recuperate in seguito ai crash e in questo c’è sicuramente un tacito consenso degli alieni che non hanno mai cercato di ostacolare queste operazioni.
Un’altra cosa alla quale non credo affatto è che il Gruppo Bilderberg sia alla ricerca di nuove armi in grado di distruggere gli extraterrestri e di scongiurare un’invasione aliena, in seguito alla quale questi illustri personaggi perderebbero il potere.

Sul fatto che perderebbero il potere non ho niente da dire ma ritengo sia assurdo pensare di combattere una guerrra contro civiltà che possiedono una tecnologia di miliardi di anni più avanzata della nostra. I bilderbergers sanno perfettamente che la nostra scienza è insignificante se paragonata alla loro e che sarebbe perfettamente inutile minacciare con i nostri “giocattolini” una potenza che neppure immaginiamo. Una qualsiasi azione contro gli alieni sarebbe la causa della nostra rovina visto che in soli otto minuti questi esseri sono in grado di disintegrare ogni forma di vita presente sul nostro pianeta.
Credo comunque che il Gruppo Bilderberg sfrutti il profondo rispetto degli alieni nei confronti della nostra evoluzione, cosa che vieta loro di interferire nel corso degli eventi salvo in casi estremi, quali lo scoppio di una guerra atomica.

Fino a che l’uomo non comprometterà la crescita evolutiva della terra questi esseri non useranno mai la forza. Il Gruppo Bilderberg, come spiega anche Wolf, è suddiviso in due fazioni: la Minoranza Illuminata e la Maggioranza Ottenebrata.
La prima si batte affinché venga resa pubblica la verità sul cosmo abitato mentre la seconda cerca di nasconderne le prove, o comunque di arginarle.
Quella di non accettare la proposta degli extraterrestri non fu quindi una scelta di Eisenhower ma di coloro che realmente detengono il potere sulla terra. Fin dall’antichità gli extraterrestri contattarono i capi di stato, i re o i capi religiosi nella speranza di trovare qualcuno disposto a preparare la popolazione ad un’integrazione pacifica con esseri provenienti da lontani lidi dell’universo.

I faraoni egiziani, gli imperatori romani, i mandarini cinesi e via dicendo hanno ricevuto la visita di questi angeli del passato ma non hanno compreso il reale significato del loro messaggio d’amore volto alla salvaguardia del nostro pianeta e all’evoluzione della nostra specie. Per questo motivo il compito di divulgare questa verità è stato affidato a persone semplici che però sono state derise e ridicolizzate.
Rifiutando l’aiuto dei fratelli delle stelle, l’umanità è entrata in una profonda fase di oscurantismo spirituale, psichico e umano i cui effetti sono oggi di fronte agli occhi di tutti.
Le profezie parlano di quest’epoca, dei problemi che avremmo dovuto attraversare e del contatto massivo con gli extraterrestri, ormai prossimo.
Speriamo solo che il buon senso abbia la meglio e che “il grande incontro” si festeggi in un mondo nuovo e pacifico. E’ ovvio, come abbiamo già detto più volte, che gli esseri divini (Cristo in primis, e altri che si sono incarnati prima e dopo di Lui) rappresentano anche per gli extraterrestri l’intervento d’amore infinito che il Padre della Creazione concede a tutte le civilità sparse nell’universo.
Ciò per aiutare l’evoluzione degli spiriti incarnati nella specie predominante di ogni pianeta abitato.
CONCLUSIONE
Dunque, per quanto possa sembrare inverosimile ed incredibile, il Presidente Eisenhower, così come altri capi di stato, ebbe l’opportunità di avere un contatto diretto con esseri provenienti da altri mondi.
Solo John Kennedy dopo di lui, però, poté avere accesso libero agli archivi segreti che contengono i files UFO. Ai successori, infatti, fu concesso di accedere alle informazioni solo in modo parziale. Il Presidente Carter, svolse invece un ruolo importante, di ciò parleremo nei numeri successivi di “UFO la visita…”.
L’esperienza di Eisenhower fu comunque tra le più scioccanti. A sostegno della veridicità dell’interesse del presidente per la questione UFO, esiste anche la corrispondenza che questi intrattenne con un contattista, Eugenio Siragusa, con il quale sicuramente non spartiva nessun interesse di natura politica o economica. A distanza di cinquant’anni, però, il muro del COVER-UP governativo americano non ha fatto altro che inspessirsi; ancora oggi esiste il MAJESTIC 12, ma di certo non sono solo in 12 a studiare e a sfuttare la tecnologia e tutto ciò che di vantaggioso ci proviene da questi esseri. Ciò che è ancora più inquietante, però, è il potere che esercitano questi personaggi …molto più in alto dello stesso presidente.

Papa Giovanni XXIII incontrò un alieno. Il racconto dalla voce del suo segretario personale

Nel 1961, due anni prima di morire, Angelo Roncalli, il Papa Buono, avrebbe incontrato un alieno. L’incontro sarebbe avvenuto nei giardini di Castel Gandolfo.
Alla presenza di un testimone speciale: Loris Francesco Capovilla. Il segretario particolare di Papa Giovanni XXIII.
La notizia apparve su un quotidiano inglese e fu poi ripresa dal Sun nel 1985. Ma nessuno ci fece caso.
Oggi quell’incontro torna alla ribalta grazie ad un filmato apparso su YouTube. E fa il giro del mondo.
Ecco tutta la storia di un “ contatto” molto particolare.
di SONIA T. CAROBI
Camminavano. Il lago a pochi passi, il silenzio di uno dei borghi più belli d’Italia. Camminavano. Come avevano fatto mille volte in quegli splendidi pomeriggi d’estate. Uno a fianco all’altro.
Come due amici, come persone qualsiasi che hanno voglia di starsene un po’ in disparte. Fuori dalla routine quotidiana.
Era luglio, un pomeriggio di luglio del 1961, quando accadde.
“Li avevamo sopra le nostre teste, luci. Erano luci colorate, Azzurro, Arancio, Ambra. Qualche minuto, e poi…”.
E poi, accaddE l’imponderabile, l’impossibile.
Ciò che è difficile anche da raccontare.

E allora tutto d’un fiato.
Le luci sono astronavi.
Le astronavi sono dischi nel cielo turchino d’un pomeriggio qualunque a Castel Gandolo. Si muovono silenziose, stanno per qualche minuto su quelle due figure inconfondibili che camminano fianco a fianco.
Come persone qualsiasi.
Poi il contatto. Una delle astronavi si stacca dalla stormo, atterra. Si ferma “nel lato sud del giardino”. Il portellone si apre e dalla carlinga viene fuori qualcosa. E’ “assolutamente umano”. Solo che. Solo che… ha una luce intorno, una luce che lo avvolge.
Caddero in ginocchio, i due. Poi Lui si alzò e andò senza esitare verso l’Uomo. Verso quell’essere “assolutamente umano” avvolto da una luce tenue, delicata, penetrante.
Parlarono “per circa venti minuti” ma non si potevano sentire quelle voci  “non sentii nulla” ma parlavano. Gesticolavano. Per venti minuti. 1200, infiniti, secondi. Poi l’Uomo voltò le spalle e se ne ritornò da dove era arrivato.
Lui mi guardò e pianse.
Sembra l’incipit di un romanzo di fantascienza da quattro soldi eppure una ventina d’anni dopo il Sun lo spara in prima pagina, attribuendo il racconto niente meno che a Loris Francesco Capovilla. L’arcivesco Loris Francesco Capovilla. Il segretario personale di Angelo Giuseppe Roncalli. Papa Giovanni XXIII. Il Papa Buono.
Ed ora, quell’articolo e quello strano silenzio che seguì alla clamorosa rivelazione, sta facendo il giro del mondo grazie al Web.
Grazie a YouTube.
Angelo Roncalli, riconosciuto formalmente “beato” da papa Giovanni Paolo II il 3 settembre del 2000, incontrò un alieno nella sua residenza di Castel Gandolfo. Alle porte di Roma. Era il luglio del 1961. Testimone di quell’incredibile “ contatto” il suo segretario personale.

L’uomo che da anni è considerato la memoria vivente di uno dei pontefici più amati della storia. Loris Francesco Capovilla. Arcivescovo di Chieti, prelato di Loreto. Notoriamente apprezzato per la sua serietà e il suo rigore.
“Per anni Roncalli si tenne dentro il ricordo di quel pomeriggio. E anche io ho rispettato il suo silenzio. Loro parlavano. E non mi chiesero di avvicinarmi. Era giusto così. Ma non potrò mai dimenticare le parole di sua santità quando l’Uomo si allontanò e scomparve con la sua astronave: i figli di Dio sono dappertutto. Anche se a volte abbiamo difficoltà a riconoscere i nostri stessi fratelli”. Questo avrebbe detto papa Roncalli all’arcivescovo Capovilla.
Cinquant’anni dopo il racconto di quello strano pomeriggio ritorna in tutto il suo mistero. Lasciando dubbi, perplessità, ma anche un filo di speranza in quanti da anni sono alla caccia di un prova definitiva. Una prova che possa dimostrare l’esistenza di razze aliene.

Trovato l’hangar del disco volante del 1933

Alieni e fascismo

Le ricerche sugli X-files di Mussolini vanno avanti ed ogni giorno nuovi elementi confermano l’autenticità dei documenti, delineando parimenti un quadro sempre più completo ed intrigante, composto da insabbiamenti, azioni di guerriglia e trame tessute per mettere a tacere una scomoda verità. Oggi i mass media, brutalmente censurati negli anni Trenta, si sono presi una rivincita “morale” dando ampio risalto a questo giallo del Ventennio: i documenti fascisti sono stati mostrati da Roberto Pinotti nello Speciale Tg1 andato in onda sabato 30 settembre 2005 ed interamente dedicato agli UFO, durante il quale, fra l’altro, l’Aeronautica Militare ha aperto i propri dossier. E la rubrica Tentazioni de “Il Giorno” ai files fascisti ha dedicato un’intera pagina il 7 settembre 2005, con una dettagliata inchiesta del giornalista Gabriele Moroni.
É stato proprio “Il Giorno” il primo ad ipotizzare, su mia indicazione, che il disco volante recuperato dai fascisti all’alba del 13 giugno del ’33 fosse stato nascosto negli stabilimenti della Siai Marchetti di Vergiate o Sesto Calende, due località confinanti in provincia di Varese. Sono giunto all’identificazione del posto grazie ad una serie di elementi combacianti. In primo luogo, la zona dell’atterraggio doveva essere nel milanese o in Lombardia; lo dimostrava il fatto che le veline Stefani che riferivano del recupero partissero dall’Ufficio Telegrafico di Milano e non, ad esempio, da Roma o da una sede giornalistica periferica; Vergiate si trova in provincia di Varese; a cinque minuti di macchina c’è Sesto Calende, sul fiume Ticino, al confine con Novara. A Sesto Calende e a Vergiate (e nella vicina S.Anna) la Siai Marchetti aveva i propri stabilimenti ove venivano costruiti gli aerei militari. A Sesto vi erano gli uffici dirigenziali, a Vergiate gli stabilimenti veri e propri, a S.Anna i cantieri che in seguito ospiteranno la Decima Mas. A Sesto e Vergiate erano di casa Italo Balbo e Filippo Eredia, suo braccio destro.
Balbo, lo apprendiamo dai documenti fascisti, era uno dei vertici del Gabinetto RS/33 (ed era in stretto contatto con Marconi, come dimostra un articolo su “La Sera” del 15-7-33, circa alcuni telegrammi amichevoli fra i due personaggi). La storia ufficiale ci dice che Balbo “era solito partire per le sue imprese aviatorie proprio da Sesto Calende” (meglio ancora: dal campo di volo dell’adiacente Vergiate). Filippo Eredia, responsabile dell’Ufficio Meteorologico di Stato (forniva a Balbo le condizioni atmosferiche per le trasvolate oceaniche) era di casa negli stabilimenti della Marchetti (vi sono foto che lo ritraggono a S.Anna). Dopo la guerra quest’ultimo divenne, curiosamente, uno dei più strenui scettici d’ufficio del fenomeno UFO. Ancora, altre indicazioni spingevano la mia attenzione nella zona di Varese. In primo luogo, il fatto che, dopo il recupero del disco, era stato proprio un giornale varesino, la “Cronaca Prealpina” del 20 giugno, a dare notizia con enfasi dell’esistenza di forme di vita su Marte in contatto con uomini della Terra; in secondo luogo il fatto che negli anni immediatamente successivi il dopoguerra continuasse a circolare nella zona la voce che a Vergiate fossero custoditi dischi volanti terrestri.
Ho personalmente reinchiestato il caso di Tradate di Varese. Nel 1950 l’operaio Bruno Facchini di Abbiate Guazzone s’imbatté, in un bosco, in un disco volante sceso al suolo e nei suoi occupanti.
A ricordo di quell’esperienza, Facchini portò sempre sull’addome gli effetti (da scossa elettrica) provocatigli da un fascio di luce sparatogli contro dagli alieni; conservò inoltre frammenti del disco volante, lasciati a terra dagli extraterrestri, intenti ad effettuare sul disco un lavoro di saldatura. Ciò che pochi sanno è che quando Facchini si imbatté nel disco, pensò subito fosse un prototipo americano custodito a Vergiate. Proprio gli americani, che durante la guerra bombardarono ben nove volte lo stabilimento Marchetti di Vergiate tentando di distruggere qualcosa a tutti i costi, risparmiarono Sesto Calende, sebbene sorgesse accanto ad uno strategico ponte in ferro sul Ticino. Forse gli americani, venuti a conoscenza del fatto che negli uffici della Marchetti vi erano preziosi incartamenti, decisero di risparmiare Sesto. E a guerra finita, negli anni Cinquanta, l’US Air Force si affrettò a mettere le mani sugli stabilimenti di Vergiate, improvvisamente adibiti ad hangar manutentivi per gli aerei americani.
Altri elementi ancora mi spingevano ad investigare in questa direzione. Va detto che negli ultimi mesi diverse teorie sui files fascisti sono state veicolate su pubblicazioni varie; riguardavano in parte il crash (sebbene nei documenti si parlasse solo di atterraggio) del disco volante del ’33; veniva avanzata l’ipotesi di un guasto causato da un fulmine, chiaramente ispirandosi al crash di Roswell. Sin dall’inizio della mia indagine era bastato controllare il bollettino meteo dell’Osservatorio di Milano Brera per escludere a priori questa ipotesi: quel giorno il cielo era semicoperto, occasionalmente piovoso. Non vi erano stati furiosi temporali. Ma proprio per questo motivo saltava subito agli occhi come una forzatura, una bugia male orchestrata, la notizia che un misterioso lampo di luce schiantatosi nella notte sullo “stradale tra Magenta e Novara” fosse un banale fulmine.
L’unica pubblicazione che si azzardava a riportare la notizia (con un certo ritardo) era la Domenica del Corriere del 9 luglio; riferiva assai stringatamente di ben cinque operai, uno dei quali ferito molto gravemente, colpiti… da un unico fulmine!. Non poteva sfuggirmi la connessione con il documento senatoriale del Gabinetto RS/33 che imponeva di ricondurre il “fenomeno” ad una spiegazione astronomica. Non ho mai scritto prima di questa scoperta perché volevo esserne sicuro (in fondo, nei giorni immediatamente precedenti o successivi l’atterraggio dell’UFO vi erano state diverse convenzionalissime cadute di fulmini).
Solo qualche mese fa ho potuto finalmente avere le prove definitive che da tempo cercavo. Un amico militare mi aveva fornito una mappa dell’Aeronautica americana che indicava la dislocazione tattica dei principali aeroporti italiani negli anni Quaranta. Nel Nord Italia la più grande concentrazione era proprio attorno al milanese. Era evidente che qualunque ordigno fosse stato recuperato in zona, sarebbe stato occultato nel più vicino hangar aeronautico di fiducia. Vergiate era legato a doppio filo con il Gabinetto RS/33. Non solo. Grazie ad una preziosa collaborazione potei scoprire che negli uffici dirigenziali di Sesto Calende lavorava un funzionario a nome Aldo Moretti. Ricordate il misterioso “caso Moretti” del quale i carteggi fascisti dicevano che “non si poteva parlare se non a quattr’occhi data la delicatezza e la particolarità della vicenda”? Moretti veniva citato in una velina Stefani indirizzata ad un misterioso Alfredo (ipotizzai potesse essere un giornalista di “Anno XIII”). “Se mi chiedi un consiglio, eccolo: non dire a nessuno, ripeto a nessuno e ciò comprende i parenti più stretti, quanto hai visto”, consigliava la missiva. Un Moretti è tra i funzionari della Siai Marchetti. Il suo nome viene indicato in un bollettino parasatirico del dopolavoro della Siai Marchetti, lo Zic (1). Viene indicato come “funzionario della D.O.”, probabilmente della Direzione Operativa. Cosa aveva mai combinato questo Moretti per diventare un innominato?
Aveva incendiato l’hangar che custodiva il disco volante (o quanto ne restava)! Negli archivi dei repubblichini il solerte e fedele funzionario veniva improvvisamente disegnato come un pericoloso partigiano; i carteggi che lo riguardavano erano però volutamente fumosi, quasi si stesse cercando di cancellarne per sempre l’identità (come consigliavano le veline Stefani). Lapidaria la citazione nei documenti della Guardia Nazionale Repubblicana di Varese, circa “alcuni elementi entrati nella clandestinità, certi Moretti e Tiferi da Sesto Calende”.
La conversione di Moretti dovette avvenire dopo il 1940. Sino al 6 settembre di quell’anno Aldo Moretti era ancora uno stimato dirigente di regime; sembra collegato il fatto che proprio nel 1940 il Gabinetto RS/33 terminasse le investigazioni sugli UFO e passasse l’intera documentazione ai nazisti. Tre anni dopo Moretti decise di ribellarsi. L’incendio del capannone della Siai di Vergiate è datato 17 marzo 1943. Quanto danno fece quell’incendio doloso non è dato di saperlo. Non è detto, nei carteggi RS/33, quanta documentazione (o reperti) le avide mani dei nazisti ci abbiano lasciato dopo il 1940. Non possiamo quindi stabilire se a Vergiate, all’epoca dell’incendio, vi fosse ancora il disco, o semplici frammenti di UFO, o ancor più banalmente carteggi segreti, fotografie e schizzi del velivolo. Questo materiale è probabilmente andato distrutto per sempre, sebbene vi sia una speranza che ne possa esistere copia. Un nostro collaboratore ricorda una mostra di disegni del dopoguerra, realizzati (prima del 1947) da “malati di mente” d’Italia. Fra i tanti bizzarri schizzi, alcuni raffiguravano chiaramente lo spaccato di un disco volante, disegnato da un matto prima che si cominciasse a parlare di UFO. Li aveva realizzati il misterioso personaggio citato nei carteggi fascisti come “il caso analogo conclusosi con il ricovero in manicomio”?
Identificare nella zona di Sesto e Vergiate i luoghi del primo cover up UFO dell’età contemporanea ci spinge ad alcune riflessioni. In primo luogo, Sesto Calende si trova sul Ticino. Ed i nostri lettori sanno che da tempo immemorabile il “triangolo” che va dal Ticino pavese a quello novarese e comprendente la punta varesina è zona di intensissima attività ufologica. Il dossier al riguardo è voluminosissimo. É solo un caso? O c’è un legame con i fatti del 13 giugno del ’33? Una teoria analoga è stata proposta per Hessdalen; anche in quell’occasione le ripetute e continuate apparizioni UFO sono state spiegate da alcuni con un incidente alieno. Siamo nel campo delle supposizioni; sappiamo però che nei giorni successivi il recupero la vita dei funzionari delle località coinvolte venne improvvisamente stravolta.
I dirigenti della Macchi varesina, l’altra società che costruiva aerei militari assieme alla Marchetti, venivano spostati e sostituiti da tale ingegner Paolo Foresio, un fedelissimo che proveniva dal Genio Navale (2); a Milano il questore Pietro Bruno veniva rimosso e rimpiazzato dal questore di Trieste Gaetano Laino; il 26, “alla presenza di S.E il Prefetto, gr. uff. Fornaciari”, il Segretario Federale del Fascio console Erminio Brusa (che evidentemente sapeva troppo) veniva trasferito e sostituito “dal nuovo segretario federale Rino Parenti (3)”. Non solo. Probabilmente la milizia fascista aveva rastrellato tutta la zona incriminata; non si spiegherebbe altrimenti l’improvvisa mobilitazione di fedelissimi da Cuggiono (VA), da Como e dalla Brianza. Cercavano qualcosa? O nascondevano qualcosa? Fatto sta che la stampa dell’epoca riferisce che il 17 giugno venivano allertati “i Comandanti di Fascio, i Capi Centurie e gli aiutanti in seconda dei Fasci Giovanili di Combattimento” della cittadina di Cuggiono, che guarda caso è proprio tra Varese e Milano; e veniva messa in allarme la sede del Fascio di Carate in Brianza (4); la mobilitazione si estendeva sino a Como, ove il 23 giugno si approntava un imponente raduno di camice nere (5). E ancora, pochi giorni dopo l’atterraggio UFO, si precipitava a Milano, inaspettatamente, nientemeno che la Regina (6). La versione ufficiale fornita dalla stampa fu che intendesse all’improvviso semplicemente visitare l’Ospedale Maggiore di Milano.
Forse per incontrare i cinque viandanti feriti dalla caduta del disco volante? Alla luce di questi nuovi elementi assume un diverso significato il martellante bombardamento mediatico con cui il Regime cercava, a mezzo stampa, di convincere e di convincersi che la propria Aeronautica fosse ancora la migliore del mondo. Ciò avveniva persino sulle riviste femminili, solitamente interessate a ben altri argomenti; anche là il lavaggio del cervello era continuo, da “Eva” alla cattolicissima “Alba” (che il 16 luglio ’33 dedicava la copertina alle “Ali d’Italia”) a “Lei” (con un pezzo sulle “aviatrici”). Il regime temeva chiaramente una perdita di autorità (7), tant’è che Mussolini in persona dovette ribadire, in prima pagina dalle colonne dal fedelissimo quotidiano “La Sera” pochi giorni dopo l’atterraggio, che lo Stato fascista non era soltanto “un guardiano notturno che si occupava della sicurezza personale dei cittadini…” (8). Eppure, proprio in quelle prime ore dell’alba la polizia segreta fascista aveva lavorato da guardiano notturno, non per la sicurezza dei cittadini, ma per la salvaguardia delle proprie istituzioni.
Sfortunatamente, hanno lavorato bene. La caccia ai documenti è un’impresa disperata. In primo luogo, questa ricerca è una lotta contro il tempo; i pochi testimoni che ricordano qualcosa si stanno spegnendo lentamente (e recentemente è deceduto, a 73 anni per un cancro al pancreas, il soldato italiano che collaborò con i servizi segreti inglesi nello studio delle foto di foo-fighters). Ancor più drammatica la ricerca di memoriali di membri del Gabinetto RS/33. Non è noto se Mussolini abbia mai parlato della commissione UFO ai suoi più stretti collaboratori o alle persone che gli furono vicine negli ultimi istanti di vita. La logica lo escluderebbe; in ogni caso, lo scorrere inclemente del tempo non ci favorisce: l’estate scorsa si è spento monsignor Salvatore Capula, per sessant’anni parroco della Maddalena a Cagliari, la persona che raccolse le ultime confessioni del Duce (9) e dal quale avrebbe avuto in custodia certi misteriosi diari, la cui esistenza continuò peraltro a negare. Ed è morto a Brescia, nel ’96, forse l’unico partigiano che potesse saperne qualcosa, il professor Aldo Gamba di Gargnano (BS), che dopo la Liberazione fu responsabile della polizia militare per il Nord Italia. I giornalisti arrivavano a Gargnano da tutto il mondo per intervistarlo sulle casse segrete che Mussolini cercò di trarre in salvo prima della fucilazione.
E Gamba rispondeva: “Non dirò niente a nessuno sull’impiego e sulla fine di quelle casse”. Ma quando era assieme agli amici toccava spesso l’argomento. “Il 29 aprile del ’45″, diceva, “in qualità di capo della polizia militare feci sequestrare una delle casse con l’archivio segreto di Mussolini e la consegnai regolarmente alle autorità del nascente Stato Repubblicano”. Fu forse grazie a ciò che fu possibile scoprire – come abbiamo già scritto nel numero di marzo di “UFO notiziario” – che la Repubblica Sociale Italiana aveva un suo RS (di cui parla lo scettico Marcello Coppetti nel volume “UFO arma segreta”). “C’erano altre quattro casse contenenti atti e scritture della segretaria Mussolini”, confessava Gamba. “Due furono affondate nel lago di Garda. Per ottenere una sicura e rapida immersione, erano state zavorrate da grosse pietre. Le altre due, il 18 aprile a Gargnano, furono caricate su un camioncino con altro materiale della segreteria. Lo stesso giorno, di pomeriggio, anche Mussolini abbandonò Gargnano. Le due casse vennero abbandonate nella prefettura di Milano, ove si svolse l’ultimo breve Consiglio dei ministri. Il 29 aprile riuscii a far recuperare anche una di queste due casse.
La seconda era sparita. Un giallo. Qualcosa era stato presumibilmente prelevato dal segretario particolare del Duce (10)”. “Ma”, informa lo storico Federico Pelizzari, “bisogna anche tenere presente che la sera del 26 aprile il Comitato di Liberazione Nazionale aveva occupato la prefettura milanese di Corso Monforte, dove il 27 si era insediato Riccardo Lombardi, prefetto della Liberazione. Con lui arrivarono partigiani, patrioti improvvisati e guardie di finanza, che avranno rovistato nelle casse zincate aperte (11)”. Le attuali veline del Gabinetto RS/33 finirono così nelle mani di un partigiano? “Abbandonati sul pavimento”, continua Pelizzari, “furono trovati documenti di Mussolini degli anni ’21, ’25, ’27, ’36, ’40. Dell’altra cassa neppure l’ombra. Aldo Gamba supponeva che il materiale fosse finito nelle mani dei servizi segreti americani o sovietici”. É forse casuale che dopo la guerra proprio americani e russi iniziarono a costruite velivoli discoidali (l’Avro-car statunitense, il Galonska russo)? “Infine”, conclude Pelizzari, “la cassa che era stata recuperata scomparve durante il trasferimento verso Roma. Ma non conteneva tuttavia rivelazioni storiche dirompenti, solo un pot-pourri di atti pubblici, di relazioni sui Consigli dei ministri, documenti su biografie fasciste…”. Il 13 agosto scorso è morto anche Franco Campetti, l’artigiano che aveva ricevuto l’ordine dai fascisti di costruire le celebri casse. Fu lui che, nel 1993, smentì pubblicamente che le casse ritrovate nei fondali del lago di Gargnano (aperte con grande enfasi alla presenza dell’on. Alessandra Mussolini) fossero quelle contenenti i documenti più segreti del Duce (12).
Tali casse non vanno confuse con l’oro di Dongo, che secondo il settimanale elvetico “L’Hebdo” sarebbero state nascoste non lontano dal lago di Ginevra, e non sarebbero invece finite nelle mani dei partigiani che fucilarono il Duce (13). Le casse di Dongo contenevano l’oro sottratto dai fascisti alla popolazione, e dovevano servire per la nascita di un piccolo feudo mussoliniano in Svizzera, in Spagna o in America; le casse di Gargnano custodivano invece i dossier top secret del Fascio. Facile dunque che vi fossero anche i files UFO (ma sul come Mister X abbia potuto mettere le mani sui carteggi originali ho una mia teoria assai precisa, che spero presto di avvalorare…). Quanto sopra riportato è ciò che ci dice la cronaca.
Da fonti ufficiali non vi è modo di avere risposta alcuna (sebbene i files fascisti dovrebbero essere custoditi alla Farnesina); non è questa una novità, peraltro: ad esempio i carteggi fra Winston Churchill e Mussolini sono stati cercato invano a Palazzo Chigi e non vi è traccia del loro passaggio negli archivi riservati della Presidenza del Consiglio all’epoca dei governi de Gasperi (14). Nulla si sa anche dal fronte partigiano. Del Gabinetto RS/33 non vi è traccia negli archivi dell’Associazione Nazionale Resistenza Partigiana (15) e la Fondazione Marconi di Bologna neanche risponde. Qualche altro documento segreto sarà sfuggito alla censura? Mistero. Casa Feltrinelli, la villa di Gargnano da cui Mussolini governò la Repubblica Sociale e ove potrebbero essere stati occultati altri documenti, è stata improvvisamente acquistata da un magnate, guarda caso americano… (16).
Relativamente più semplice è stato indagare sui membri del Gabinetto RS/33. Ne sono emerse convinzioni folli! Nel 1973 nella sala della Caxton Hall di Londra l’astronomo scozzese Duncan Lunan presentava ai colleghi un diagramma di echi radio (LDE) captati nel 1928 dal professor C. Stoermer in Norvegia. Gli echi erano, secondo Lunan (e secondo l’astronomo Bracewell, che li aveva studiati nel 1960) delle radiofrequenze terrestri che erano state captate dagli alieni e reinviate sulla Terra con una serie precisa di pause (“ritardi”) a mo’ di messaggio intelligente, un po’ come nel film “Contact”.
Secondo Lunan gli echi erano stati rispediti ritardati sulla Terra da una sonda extraterrestre partita tredicimila anni fa da Epsilon di Boote. Al di là della bontà di queste conclusioni, ciò che mi ha molto meravigliato è stato scoprire che Marconi – capo del Gabinetto RS/33 e convinto assertore dell’esistenza di comunicazioni aliene – fosse assolutamente al corrente dell’esistenza di questi radiomessaggi! Ciò spiegherebbe perché proprio lui sarebbe stato incaricato di guidare il Gabinetto RS/33; e spiegherebbe perché assieme ad un altro membro del team fascista, Giancarlo Vallauri, studiasse il radar per intercettare gli intrusi dallo spazio (17)! E si chiarirebbe il ruolo del progettista Gaetano Arturo Crocco, altro membro del Gabinetto RS/33, il primo in Italia a studiare, sin dal 1906, l’autorotazione – mediante eliche – dei velivoli. Chi meglio di lui poteva capire il funzionamento di un disco volante?
Di lui il giornalista aeronautico Cesare Falessi, che fu suo grande amico, mi confermò l’improvvisa fissazione per i viaggi nello spazio. Tale affermazione è documentata anche dallo studioso Franco Fiorio: “Il grande scienziato e pioniere astronautico italiano Crocco ha dimostrato fin dal 1950 come, mediante uno sfruttamento più efficiente dell’energia di fusione nucleare, il raggiungimento di velocità quasi-luce sia possibile e come ciò consenta di varcare, entro i limiti di tempo della vita umana, i confini del nostro sistema solare fino a distanze equivalenti a 34 anni luce, contenenti circa 480 stelle fisse della classe del nostro sole, ciascuna delle quali rappresenta un sistema solare indipendente comprendente molti pianeti di svariate caratteristiche (18)”.
Quanto a Marconi, citò gli echi di Stoermer in uno scritto inviato alla Reale Accademia d’Italia (di cui fecero in seguito parte i membri del Gabinetto RS/33) e letto a Trento il 7 settembre 1930. “Nel 1928″, dichiarò il fisico, “il prof. Stoermer di Oslo annunziò di aver potuto confermare delle osservazioni fatte dall’ing. Hals, riguardo all’esistenza di radio-echi ricevuti parecchi secondi dopo la trasmissione di ciascun segnale. Dato che la velocità delle onde elettriche è di circa 300.000 km al secondo, è necessario supporre che le onde causanti l’eco percorrano in certi casi centinaia di migliaia di chilometri. Infatti, nel corso di una conferenza tenuta ad Edimburgo nel febbraio di questo anno, il prof. Stoermer espresse il dubbio che alcune onde adoperate nelle varie trasmissioni, fossero riflesse dall’orbita della luna (19)”. Guarda caso, proprio Crocco insisteva in quegli che si dovesse colonizzare il nostro satellite. Il Majestic 12 fascista era convinto che vi fosse qualcun altro sulla Luna?

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