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martedì 25 giugno 2013

Democrazia: Il Grande inganno

nota personale:
Quando il potere ebraico elittario,spazzo via i reggimi monarchici,creando false rivoluzioni,gestite dai loro agenti infiltrati dall'interno,sapevano benissimo cosa intedessero fare.Le varie monarchie dell'Europa non allineate ai voleri dell'elite sionista illuminata, furoro annientati sfruttando la stupidità e l'ignoranza delle masse.Le varie rivoluzioni,da quella Francese a quella Americana,alla rivoluzione comunsta,furono fomentate dagli illuminati,i quali prima crearono condizioni di miseria e povertà nelle nazioni cadute sotto il loro giogo,tramite indebbitamento e conseguenti crisi economiche,sopratutto tramite guerre gestite e fomentate dagli stessi,con cui le varie nazioni si autodistruggevano a vicenda e si indebbitavano con il vero nemico occulto dell'umanità,i banchieri ebrei,che finanziavano tutte e due le parti,poi sfruttando la stupidita delle genti e infine agitando le masse di pecore contro i loro stessi regnanti,destituivano queste famiglie reali e le davano in pasto agli imbecilli popolani.Dopo instauravano delle democrazie fantoccio,partorite dalla loro malvaggia visione,e affidate ai loro maggiordomi politici,che sfruttano il popolo come mai nella storia dell'umanità,ma che credendo di essere liberi, non riescono a vedere l'unica vera soluzione la ribbelione totale.I monarchi tuttavia nella maggioranza dei casi,non erano certo esseri benevoli,e sicuramente i popoli passarono dalla padella alla brace,e questo senza nemmeno accorgersene di quello che accadeva e sta ancora accadendo.Abbiamo trattato questi argomenti in precedenti articoli,ma oggi vediamo il più grande inganno che l'umanità abbia mai accetato e continua ad accetare purtroppo,la democrazia, la distruttrice di ogni civiltà,si perchè la democrazia intesa con la sua formula attuale è un orrore,un abominio di proporzioni immani,è la tirannia delle tirannie,la tirannia degli idioti,una feroce tirannia che ci ha portato alla distruzione non solo di ogni vera civiltà, ma della terra stessa,la democrazia è un pericolo per ogni uomo libero,per ogni valore,per ogni uomo giusto,per ogni uomo coraggioso,perfino per la natura stessa,e questo abominio poteva essere partorito solo  da bestie inferiori,che se ne servono per assoggettare i popoli caduti nella loro prigionia. 

La verità è che si è convinto le masse  che tutti gli uomini siano uguali,che tutti possono governare se eletti da una maggioranza di idioti o di truffati,che ogni uomo abbia le capacità di guidare un popolo.Non è cosi e la gente lo sta imparando a caro prezzo.Gli uomini non sono uguali,non stiamo parlando di riferimenti razzisti,di cui non ci interessa e anzi cominciamo a dire, che furono creati dagli stessi, per dividere l'uomo dall'uomo, ma allo stesso tempo nell'altro lato della medaglia,vogliono fare passare un concetto di uguaglianza che livella come un rullo compressore ogni virtù,ogni valore,ogni intelligenza,che accomuna l'uomo stupido all'intelligente,il corrotto al valoroso,il criminale all'uomo giusto,e via dicendo,questo livellare ogni valore,serve solo alla loro causa di dominio sui popoli liberi,e questi sono fatti che vediamo ogni giorno, in questa civiltà malata e riimbecillita,non l' ipocrita retorica degli intellettuali genuflessi all'elite.Mettete un idiota al comando di una nazione ed esso vi portera diritti nel baratro,la democrazia,questo escremento ebraico,vuole fare credere ai popoli che ogni uomo propagandato dai clown mediatici loro servi,si puo eleggere e possa governare, e solo perchè eletto da questi altri imbecilli,(gli stessi che massacravano i loro regnanti, mettendo in mano all'elite satanica, la loro stessa vita e la  nazione)possano guidare un popolo?un idiota restera sempre un idiota,e l'elite lo sa bene,e sa bene che i popoli sono un branco di pecore,da sfruttare e tosare,e anzi essi stessi fomentano gli esseri più servili vicini alla loro degradata condizione,affinche siano corrotti e quindi ricattabili,per governarli da dietro le quinte e spingere la società,nel baratro insieme alla loro follia.Quindi la DEMOCRAZIA non ha niente di libero,o di virtuoso,la democrazia è la tirannia degli imbecilli sui giusti,della follia sulla raggione,del demoniaco sul divino,questo è niente altro.Nelle demonio-crazie la verità viene oscurata,e distorta dai media,che hanno relativizzato tutto,perfino l'istinto di sopravvivenza intrinseco in ogni uomo,perchè si potrebbe capire  che gli uomini non sono uguali,anche se dovrebbero avere gli stessi diritti,essi confondono ogni cosa,ogni concetto viene stravolto e usato a  loro favore,affinche le masse siano tenute sotto una cappa di ignoranza e stupidità,ma solo quando i giusti,i saggi,le persone spirituali e amorevoli governeranno o guidano gli uomini,allora si avra la prosperità per tutti,le tirannie o le monarchie,non sono mai state una soluzione,ma solo un autorità corrotta che controllava gli uomini,e tutti lo sapevano,mentre nelle democrazie occidentali si usa l'inganno,si propaganda libertà a parole,ma una tirannia feroce nei fatti e occultata dalla propaganda mediatica,affinche il popolo non si ribbelli.Nella democrazia abbiamo ogni corrotto,criminale,imbecille,traditore  che vuole accumulare denaro e potere, ai vertici di comando,o nelle strutture governative,tutti gli altri si ammazano tra loro,si tradiscono,si truffano,per le briciole lasciate dallo stesso potere che dovrebbero annientare,sopra questi degenerati,i politicanti,scelti tra gli uomini più inferiori e corrotti,e  ancora sopra tutti questi, l'elite che guida la regia da dietro le quinte,che affama e incatena in una schiavitù economica e di debito perpetuo,interi popoli,ormai ridotti a un ammasso di poltiglia omogenea,di cui non si vede ne il colore,ne si sente l'odore,ne si riconosce più cosa siano,ma si odono solo le grida strazianti di dolore,che poi sfociano in una incontrollata violenza psicotica, ma lo fanno solo contro chi gli sta vicino,senza mai riuscira a vedere i veri guardiani di questo inferno.
La democrazia liberal mercantile,è un pericolo per tutti noi e la terra stessa,e lo vediamo ogni giorno.

white wolf



Sceglieremo, fra il pubblico, amministratori che abbiano tendenze servili. Essi non avranno esperienza dell'arte di governare, e perciò saranno facilmente trasformati in altrettante pedine del nostro gioco; pedine che saranno nelle mani dei nostri astuti ed eruditi consiglieri, specialmente educati, fin dall'infanzia, nell'arte di governare il mondo. Come già sapete, questi uomini hanno studiato la scienza del governo dai nostri piani politici, dall'esperienza dataci dalla storia e dalla osservazione degli avvenimenti che si susseguono. I Gentili non traggono profitto da costanti osservazioni storiche, ma seguono una routine teorica, senza considerare quali possano essere le conseguenze; quindi non occorre prenderli in considerazione. Lasciamo che si divertano finché l'ora suonerà, oppure lasciamoli vivere nella speranza di nuovi divertimenti, o nel ricordo dei piaceri che furono. Lasciamoli nella convinzione che le leggi teoriche, che abbiamo ispirato loro, siano, per essi, di suprema importanza. Con questa meta in vista, e con l'aiuto della nostra stampa, aumentiamo continuamente la loro cieca fiducia in queste leggi.

protocolli dei savi di sion;Protocollo II




Si deve comprendere che la forza della folla è cieca e senza acume, che porge ascolto ora a destra ora a sinistra. Se il cieco guida il cieco, ambedue cadranno nella fossa. Conseguentemente, quei membri della folla che sono venuti su da essa, non possono, anche essendo degli uomini di ingegno, guidare le masse senza rovinare la Nazione.

protocolli dei savi di sion;Protocollo I




Il significato astratto della parola Libertà, rese possibile di convincere le turbe che il Governo non è altro che un gerente rappresentante il possessore- vale a dire la Nazione -; e pertanto può essere messo da parte come un paio di guanti usati. Il fatto che i rappresentanti della Nazione possano essere destituiti, li diede in nostro potere e fece sì che la loro nomina è praticamente nelle nostre mani.

protocolli dei savi di sion;Protocollo I





di M. Fini

Che cos’è, realmente, la democrazia?
Quando si cerca di definirla iniziano i guai. 
John Holmes, uno storico e teorico americano del liberalismo, ha scritto che i critici di destra della democrazia «si autodefiniscono negativamente» in opposizione al liberalismo e alla democrazia. C’è del vero. 
Ma si potrebbe dire, altrettanto legittimamente, che la democrazia si «autodefinisce negativamente» in opposizione alle dittature. Perchéquando si cerca di darle un contenuto positivo, preciso e definito, si entra in un ginepraio.

Anche se restringiamo il campo alla democrazia liberale, che è quella che qui ci interessa perché è la forma che si è affermata in Occidente, e scartando quindi la democrazia diretta, quella socialista, quella corporativa, quella popolare, ci si trova di fronte a un animale proteiforme, mutante e sfuggente, di cui pare di essere sempre sul punto di cogliere l’essenza che tuttavia ci sfugge. (…)

Cerchiamo da profani, di capirci almeno qualcosa. 
Democrazia significa, etimologicamente, «governo del popolo». Scordiamoci che il popolo abbia mai governato alcunché, almeno da quando esiste la democrazia liberale. Se c’è qualcosa che fa sorgere nell’anima di un liberale un puro sentimento di orrore è il governo del popolo. 

Quindi non è tanto paradossale scoprire che se il popolo ha governato qualcosa è stato in epoche preindustriali, preliberai, predemocratiche. Non è necessario andare a scovare, come da Alain de Benoist,remote realtà islandesi comel’Althing, una forma di autogoverno comparsa intorno all’anno Mille, dove «il thing, o parlamento locale, designa nel contempo un luogo e un’assemblea in cui gli uomini liberi detentori di diritti politici eguali, si riuniscono a date fisse per pronunciare la legge». 

Basta osservare la comunità di villaggio europea in epoche medievale e rinascimentale, prima che lo Stato nazionale si affermasse definitivamente assorbendo tutto il potere. L’assemblea del villaggio,formata da capifamiglia, in genere uomini ma anche donne se il marito era morto o assente, decideva assolutamente tutto ciò che riguardava il villaggio. A cominciare dall’essenziale: la ripartizione all’interno della comunità delle tasse reali e dei canoni che alimentano il bilancio comunale.  E poi veniva tutto il resto: nomina il sindaco, il maestro di scuola, il pastore comunale, i guardiani delle messi, i riscossori di taglia, votava le spese, contraeva debiti, intentava processi, decideva la vendita, scambio e locazione dei boschi comuni, della riparazione delle strade, dei ponti, della chiesa, del presbiterio e così via.

Ma quella era la vecchia, cara democrazia diretta, che non sapeva nemmeno d’esser tale, che non aveva nome né teorizzatori, e che in Francia fu definitivamente spazzata via pochissimi anni prima della Rivoluzione, nel 1787, quando, sotto pressione della avanzante borghesia e della sua smania normativa e prescrittivi, un decreto reale, col pretesto di uniformare e regolare un’attività che aveva sempre funzionato benissimo, limitò il diritto di voto agli abitanti che pagano almeno dieci franchi di imposta e, soprattutto, introdusse il principio – che doveva diventare l’ambiguo cardine del potere politico in Occidente – della rappresentanza. L’assemblea non decide più direttamente ma elegge dai sei ai nove membri. 

Lo Stato assoluto reclamava per sé i diritti che quegli zoticoni dei contadini, degli autentici screanzati, si erano permessi di praticare. E poiché lo Stato è troppo grande territorialmente e complesso giuridicamente perché il popolo possa dire direttamente la sua, nacque la democrazia rappresentativa dove il cittadino, formalmente detentore del potere, lo delega a un altro che diventa il suo rappresentante, mentre il rappresentato, retrocesso alla condizione di governato, partecipa al momento decisionale attraverso periodiche elezioni che divengono, di fatto, l’unico momento in cui egli esercita, o si dice che eserciti, quel potere che è suo. E’ quindi all’interno del regime rappresentativo che va posta l’inquietante domanda: qual è l’elemento cardine della democrazia?

Sarà, forse, il consenso? 
Niente affatto. Il consenso può esistere anche nelle dittature, come insegnano il nazismo e fascismo, spesso anzi è assai più ampio di quello che i governatori possono ottenere in un regime democratico. 

Sarà allora il fatto che in democrazia il consenso è spontaneo e nelle dittature coatto? 
Anche questo è dubbio. Nazismo e fascismo ebbero per un certo periodo un consenso sicuramente spontaneo e volontario. Caduta l’egemonia dell’antifascismo militante, che aveva velato pudicamente per alcuni decenni la vergognosa verità, oggi non c’è libro di storia che non parli degli «anni del consenso» al regime mussoliniano.

Sono quindi le elezioni? 
Ma anche in Unione Sovietica, persino in Bulgaria, com’è noto, si tenevano elezioni.

E’ il pluripartitismo? 
Max Weber nota – e siamo già negli anni Venti del Novecento – che «l’esistenza dei partiti non è contemplata, da nessuna Costituzione» democratica e liberale. Non possono quindi essere i partiti l’elemento caratterizzante della democrazia liberale che esisteva anche prima della loro istituzionalizzazione.

Sarà, come alcuni dicono, «il potere della legge»? 
Ma il potere della legge esiste anche negli Stati autoritari, anzi più uno Stato è autoritario più questo potere è forte e invalicabile. Si obbietterà che negli Stati autoritari la legge è arbitraria e discrimina fra cittadino e cittadino. 

E’ perciò, allora, «l’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge»il clou della democrazia? 
Ma anche nei regimi comunisti i cittadini sono uguali, almeno formalmente, davanti alla legge.

E allora il principio della rappresentanza? 
Ma anche il monarca «rappresenta il popolo».

Sarà dunque, come dice Popper, che la democrazia è quella forma di governo caratterizzato da un insieme di regole che permettono di cambiare i governanti senza far uso della violenza. 
Neppure questo. E’ storico che nelle aristocrazie il governo può passare da una fazione a un’altra senza spargimento di sangue.

E si potrebbe andare avanti, per pagine e per decenni, ma non si troverebbe la regola-base della democrazia liberale. Scriveva Carl Becker:
«democrazia è una parola che non ha referente, dal momento che non c’è nessuna precisa e palpabile cosa o oggetto al quale tutti pensano quando pronuncia questa parola».

La democrazia è innanzitutto e soprattutto un metodo. Come ha intuito per primo Hans Kelsen. La democrazia è costituita da una serie di procedure formali, avalutative, cioè prive di contenuto e di valori, per determinare la scelta dei governanti sulla base del meccanismo del prevalere della volontà della maggioranza.Essendo una pura forma priva di contenuti valoriali è fondamentale che almeno questa forma sia rispettata. (...)

Inoltre, le procedure, seguendo il criterio della maggioranza,possono mutare e mutano nel tempo, a tal punto da potersi trasformare, con mezzi democratici, in un sistema sostanzialmente autoritario. Ma poiché non esiste un’essenza della democrazia, non esiste neppure una vera linea di confine per cui si possa dire con sicurezza che si è passati da un sistema all’altro.


Tratto dal libro «Sudditi» di Massimo Fini, pubblicato da Marsilio Editore
 

Brano pubblicato sul sito: Disinformazione.it
Link diretto:
 

 http://www.disinformazione.it/democrazia.htm
http://whitewolfrevolution.blogspot.com.br/2013/06/democrazia-il-grande-inganno.html

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