Sono marchi storici del Bel Paese, prodotti alimentari che hanno caratterizzato la dieta mediterranea e che per anni hanno imbandito le nostre tavole. Dall’Orzo Bimbo a Gancia, da Parmalat a Star, dai salumi Fiorucci al Chianti, gran parte del Made in Italy alimentare ha ormai abbandonato l’Italia. “Una fuga che ha spesso significato svuotamento finanziario delle società acquisite, delocalizzazione della produzione, chiusura di stabilimenti e perdita di occupazione”, secondo la Coldiretti.
Un sondaggio condotto dalla Coldiretti rivela che 8 italiani su 10 preferiscono comprare prodotti alimentari Made in Italy, anche a costo di spendere qualcosa di più. Ma quali sono veramente i prodotti italiani? È una bella domanda, dato che tra delocalizzazioni e acquisizioni i grandi brand tricolore stanno abbandonando poco a poco la loro patria. Sono passati, infatti, in mani straniere marchi storici dell’agroalimentare italiano per un fatturato di almeno10 miliardi di euro dall’inizio della crisi.
Ecco alcune delle marche che negli ultimi 20 annisono fuggite all’estero: Chianti Classico, Riso Scotti, Star, Parmalat, Gancia, Fiorucci, Eridania Italia, Bertolli, Orzo Bimbo, Galbani Carapelli, Sasso Peroni, Invernizzi, Locatelli, San Pellegrino, Antica Gelateria del Corso, etc.
È a loro che la Coldiretti ha dedicato ieri un ampio spazio in occasione dell’Assemblea nazionale, allestendo un triste scaffale del Made in Italy che non c’è più.
“Il passaggio di proprietà – ha denunciato presidente della Coldiretti Sergio Marini - ha spesso significatosvuotamento finanziario delle società acquisite, delocalizzazione della produzione, chiusura di stabilimenti e perdita di occupazione. Si è iniziato con l’importare materie prime dall’estero per produrre prodotti tricolori. Poi si è passati ad acquisire direttamente marchi storici e il prossimo passo è la chiusura degli stabilimenti italiani per trasferirli all’estero”, conclude Marini.
Come è facile intuire non è in gioco solo il cosiddettoorgoglio nazionale, stiamo parlando di imprese che fatturano complessivamente miliardi di euro (all’estero), fuggite per l’assenza di una politica seria dello stato italiano orientata allo sviluppo impresariale. Perché in Italia, oltre a mancare un piano industriale da decenni, manca la volontà di avviare politiche di lungo periodo per salvare la produzione e l’occupazione.
E, mentre tutto crolla, queste sono le ultime dichiarazioni del Presidente del Governo Enrico Letta agli imprenditori italiani: “Pagheremo i debiti dello Stato alle imprese in autunno”. E queste sono quelle del Ministro dello Sviluppo Economico, poche ore dopo: “Impossibile saldarli entro fine anno”.
Notate le differenze? Provate a fare questo esercizio tutti i giorni per i prossimi anni.
Marco Nurra
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