Non solo le dimissioni dei suoi due massimi dirigenti operativi, ma anche le rivelazioni sul nuovo “prelato” nominato da Francesco.
Venutone a conoscenza, il papa potrebbe presto revocarne la nomina.
di Sandro Magister
ROMA, 3 luglio 2013 – Dal primo di questo mese l’Istituto per le Opere di Religione, IOR, è al centro di una doppia tempesta.
Doppia perché costituita non soltanto dalle clamorose dimissioni del direttore generale e del vicedirettore della controversa “banca” vaticana, Paolo Cipriani e Massimo Tulli, ma anche da un altro scandalo vicino ad esplodere, riguardante il “prelato” dello stesso IOR, monsignor Battista Ricca, fresco di nomina ad opera di papa Francesco.
Per quanto riguarda le dimissioni dei due massimi dirigenti operativi dello IOR, nel comunicato che ne ha dato notizia la sera di lunedì 1 luglio si legge che “dopo molti anni di servizio ambedue hanno deciso che questo atto sarebbe stato nel migliore interesse dell’Istituto stesso e della Santa Sede”.
Il presidente dello IOR Ernst von Freyberg – che fino all’ultimo aveva espresso fiducia nei due e aveva asserito di “lavorare insieme con loro in modo veramente felice” – è stato incaricato di “assumere ‘ad interim’ le funzioni di direttore generale”.
Freyberg ricoprirà questo ruolo provvisorio con l’aiuto di due fiduciari da lui scelti: il primo, Rolando Marranci, in qualità di vicedirettore e il secondo, Antonio Montaresi, come Chief Risk Officer.
Ma è stato annunciato che è già in corso la ricerca di un nuovo direttore generale e di un nuovo vicedirettore. Nonostante Freyberg cerchi ora di prendere le distanze dalla gestione di Cipriani e Tulli, anche per lui il futuro di presidente appare incerto.
Il colpo finale – ma solo l’ultimo di una serie – che ha indotto i due a dimettersi è stato l’arresto a fine giugno di monsignor Nunzio Scarano, fino a maggio responsabile contabile dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica ed esonerato da questo ruolo in seguito all’avvio di una indagine giudiziaria nei suoi confronti, da parte della magistratura italiana, per traffici illeciti di denari anche attraverso conti presso lo IOR, con ingenti e sospette movimentazioni, autorizzate dai massimi dirigenti dell’Istituto proprio mentre il Vaticano si era impegnato a conformarsi alle normative internazionali antiriciclaggio.
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Quanto allo scandalo che minaccia di esplodere, riguardante il nuovo “prelato” dello IOR, va subito detto che il primo a sentirsene ferito – già fin d’ora – è proprio papa Francesco.
Jorge Mario Bergoglio ha nominato lo scorso 15 giugno monsignor Battista Ricca, 57 anni, “prelato” dello IOR proprio per collocare all’interno dell’Istituto una persona fidatissima in un ruolo chiave. Col potere statutario di accedere agli atti e ai documenti e di partecipare alle riunioni sia della commissione cardinalizia di vigilanza, sia del consiglio di sovrintendenza, cioè del board della “banca” vaticana.
Ricca presta servizio diplomatico presso la segreteria di Stato. Ma si è conquistata la fiducia del papa soprattutto per la familiarità dei rapporti intrecciati con lui in quanto direttore della Domus Sanctae Marthae – dove Francesco ha scelto di abitare – e di altre due residenze per sacerdoti e vescovi di passaggio a Roma, tra cui quella di via della Scrofa in cui Bergoglio usava soggiornare da cardinale.
Nel dare notizia della sua nomina a “prelato” dello IOR, i media di tutto il mondo sono stati concordi nel ricondurla personalmente al papa e nell’attribuire al personaggio una fama di “incorruttibile”, di uomo adatto a “far pulizia”.
Ma nel corso della sua carriera diplomatica, quando era in servizio all’estero, Ricca ha lasciato dietro di sé precedenti di segno diverso.
Dopo aver prestato servizio nell’arco di un decennio in Congo, in Algeria, in Colombia e in Svizzera, alla fine del 1999 si ritrova a lavorare in Uruguay col nunzio Janusz Bolonek, polacco, oggi rappresentante pontificio in Bulgaria. Ma al suo fianco resta per poco più di un anno. Nel 2001 Ricca è trasferito alla nunziatura di Trinidad e Tobago, per poi essere richiamato in Vaticano.
Il buco nero, nella storia personale di Ricca, è quell’anno da lui trascorso in Uruguay, a Montevideo, sulla sponda nord del Rio de la Plata, di fronte a Buenos Aires.
Ciò che provocò la rottura col nunzio Bolonek e il suo brusco trasferimento è riassumibile in due espressioni utilizzate da chi in Uruguay ha indagato riservatamente sul suo caso: “pink power” e “conducta escandalosa”.
Papa Francesco era del tutto all’oscuro di questo precedente, quando ha nominato Ricca prelato dello IOR.
Ma nella seconda metà di giugno, con tutti i nunzi convenuti a Roma e incontrati di persona – anche durante il concerto in suo onore da lui disertato il 22 del mese –, è arrivato a convincersi, grazie non a una ma a più fonti inoppugnabili, di aver riposto fiducia nella persona sbagliata.
Dolore, gratitudine a chi gli ha aperto gli occhi, volontà di rimediare: sono questi i sentimenti raccolti dalla viva voce del papa, durante questi colloqui.
Ricca, venuto a conoscenza di ciò che si dice di lui in Uruguay, ha chiesto e ottenuto un incontro con Francesco, per difendersi e accusare.
Ma il papa sembra deciso ad agire sulla base delle informazioni avute. Forse più presto del previsto, perché in Uruguay lo scandalo pare vicino ad esplodere pubblicamente.
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Il comunicato del 1 luglio sulle dimissioni di Paolo Cipriani e Massimo Tulli:
Il chirografo del 24 giugno con cui papa Francesco ha istituito una commissione referente sullo IOR, con i nomi dei suoi componenti:
> “Il Santo Padre ha istituito…”
> “Il Santo Padre ha istituito…”
Il comunicato del 15 giugno con l’annuncio della nomina di monsignor Battista Ricca a “prelato” dello IOR:
La notizia data dalla Radio Vaticana dell’incontro del 19 giugno tra i responsabili amministrativi dei vari uffici ed enti organizzato dalla prefettura per gli affari economici della Santa Sede:
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