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lunedì 1 luglio 2013

Prelievo fiscale per mezzo milione di italiani. I redditi sopra i 90 mila euro a rischio

Mezzo milione di italiani trema. Sono circa 555 mila i cittadini che rischiano, secondo un conto fatto dal Sole 24 Ore, un maxi-prelievo dalla proprie tasche. Dopo che la Corte Costituzionale ha cancellato prima il “contributo di solidarietà” sugli stipendi pubblici sopra 90 mila euro e poi quello sulle pensioni dello stesso livello, un versante composito che va da Fratelli d’Italia alla sinistra ha chiesto di tornare sul tema. Tant’è che ora il governo sta valutando un prelievo su tutti coloro che dichiarano un reddito sopra quota 90 mila euro. Senza distinzioni La polemica è accesa, anche perché in entrambi i casi la Consulta si è pronunciata su richiesta di magistrati in genere “interessati” direttamente al problema (i ricorsi sono stati sollevati da Tar e Corte dei conti).
prelievo 1
Il Governo, per bocca del sottosegretario al Lavoro e alle Politiche sociali Carlo Dell’Aringa, ha assicurato l’intenzione di ribattere il punto, soprattutto per «incidere sulla sperequazione all’interno della spesa pensionistica» (si veda Il Sole-24 Ore di ieri): per farlo senza franare di nuovo sulla Consulta, però, occorre evitare di riservare le tagliole a una sola categoria (l’articolo 53 della Costituzione spiega che tutti i cittadini devono pagare le tasse in base alla propria «capacità contributiva», a prescindere dall’origine del reddito), e Dell’Aringa ha indicato nel «prelievo fiscale» la via più universale e quindi a prova di esame costituzionale.

prelievo 2

A innescare il ragionamento di Dell’Aringa è stata un’interpellanza del Pd, ma anche dal Pdl il capogruppo alla Camera Renato Brunetta, “mente” economica del partito, si dice interessato alla questione: «Aspettiamo che il Governo faccia proposte, vediamo se ne avrà il coraggio: certo è che la sentenza della Consulta grida vendetta». Il nodo, appunto, è sul chi andare a colpire, perché un conto è limitare gli stipendi dei vertici della Pa (lo stesso Brunetta ha appena rilanciato la sua battaglia per la trasparenza dei compensi Rai), altro conto è imporre un “sacrificio” su tutti i redditi alti, e a seconda della platea cambiano le maggioranze politiche disposte a sostenere l’intervento. Un dato è certo: dichiarazioni dei redditi alla mano, la platea non è sterminata ma significativa. I «contributi» di solidarietà cancellati dalla Consulta partivano da 90 mila euro, e nel 2011 a dire al Fisco di guadagnare più di questa cifra sono stati 555.294 persone, cioè l’1,35% dei contribuenti. Il 57,9% di loro è lavoratore dipendente, un altro 28,3% è rappresentato da pensionati e i lavoratori autonomi sono il 13,8 per cento. Naturalmente, nella piramide assai rastremata disegnata dalle dichiarazioni italiane, quando si salgono gli scalini il numero dei potenziali interessati scende drasticamente: sopra i 100 mila euro di reddito lordo annuo si collocano 428.032 contribuenti (l’1% del totale), sopra i 150 mila sono in 156.728 (0,38%) e sopra i 300 mila in 31.752 (8 dichiarazioni ogni 10 )

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