La relazione annuale del Garante per la protezione dei dati personali testimonia di un consistente aumento delle segnalazioni e delle sanzioni rispetto al 2012. Così difendere la propria riservatezza sta diventando sempre più difficile, in qualche caso impossibile.
Privacy sempre più minacciata. Dopo lo scandalo statunitense “datagate”, ecco chelo spettro del ‘Grande Fratello’ invade il nostro paese.
Da quanto pubblicato stamattina dal Garante della Privacy, per gli italiani diventa sempre più difficile difendere la propria “intimità”.
Sarebbe la rete la principale causa di questa violazione: le regole di Google, le insistenti chiamate di telemarketing, la protezione dei dati personali mentre usiamo isocial network, i sistemi di cloud computing, il cyberbullismo.
Il presidente Antonello Soro e gli altri componenti dell’Authority hanno risposto a oltre quattromila richieste di intervento per la protezione dei dati personali durante il 2012, riscontrando un aumento delle violazioni amministrative – 578 – rispetto al 2011: a ricevere maggiori sanzioni le società di telemarketing che ossessivamente chiamano gli utenti per fare proposte commerciali a tutte le ore, ma anche le compagnie telefoniche che conservano eccessivamente i dati del traffico telefonico.
Le aziende di call center continuano a violare le norme, le quali vietano di utilizzare i numeri dell’elenco telefonico che gli utenti hanno iscritto nel Registro delle opposizioni. Ai numeri non in elenco, invece, possono telefonare solo se autorizzate. Ma spesso l’utente dà inconsapevolmente il consenso sottoscrivendo una clausola di questo tipo in un contratto o quando attiva carte fedeltà
Altra minaccia: gli apparati di videosorveglianza sul posto di lavoro. Negozi, supermercati dicono di usarli solo a scopo anti-rapina e anti-taccheggio ma a volte il Garante ha scoperto che c’era un altro scopo (vietato): monitorare i lavoratori.
A fine 2012 il Garante ha autorizzato l’Agenzia delle entrate a indagare sui conti correnti per scovare evasori. Le banche possono essere anche loro stesse una minaccia alla privacy. Il Garante si sta impegnando a far rispettare le regole a tutela dei dati degli utenti, obbligando le banche a tracciare tutte le operazioni fatte dagli addetti sui conti correnti. Fin qui i pericoli classici, ma c’è ben altro all’orizzonte. Non possiamo stare tranquilli nemmeno in auto. Il Garante sta lavorando alle prime norme per disciplinare la raccolta e l’utilizzo dei dati nelle “scatole nere”, quei dispositivi che registrano l’attività dei veicoli. Servono per ottenere sconti sull’assicurazione, ma l’autorità nel 2012 ha rilevato che “i dati raccolti sono troppi e gestiti con troppa disinvoltura”.
Non poche le situazioni nelle quali l’Authority ha dovuto approntare nuove regole per garantire la privacy, per esempio con linee guida destinate a blog, forum, social network e siti che si occupano di salute. Il Garante ha inoltre aperto un procedimento nei confronti di Google per la “gestione opaca relativa alle nuove regole privacy adottate”, ed è intervenuto per regolare non solo l’uso dei cookie da parte degli utenti ma anche la riservatezza dei dati nell’uso delle messaggerie. Divieto tassativo invece per quei Comuni che improvvisamente avevano deciso di pubblicare online dati sanitari dei cittadini. E un nuovo obbligo per le compagnie telefoniche e per gli internet provider: quello di avvisare immediatamente utenti e Garante nel caso di attacchi informatici o calamità che compromettono la rete. Le testate giornalistiche online devono ora garantire ai lettori che ne fanno richiesta l’aggiornamento degli archivi giornalistici.
Sono i nuovi strumenti informatici a porre spesso questioni dal punto di vista della privacy: l’uso di sistemi tecnologici da parte delle imprese per geolocalizzare i veicoli aziendali, la rilevazione delle impronte digitali dei dipendenti o la “scatola nera” a bordo delle automobili. Ma è sempre l’evoluzione del web a porre nuove frontiere: i nuovi servizi di cloud computing, l’uso delle app sugli smartphone e tablet, le direttive del “pacchetto Telecom” che consentono di tracciare gli utenti, la cosiddetta “pubblicità comportamentale” che distingue un utente dall’altro a seconda dei gusti e ci insegue di sito in sito. E, sul profilo della lotta al crimine, la gestione dei dati sul riciclaggio e del finanziamento al terrorismo.
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