Quando
ci sveglieremo potrebbe essere tardi: saremo prigionieri di un incubo.
All’inizio sembrerà un’operazione militare come tante altre, un semplice
raid aereo punitivo sulla Siria e sull'Iran ribelle. Sarà invece
l’inizio della Terza Guerra Mondiale.
Non ci credete? Meglio dare un’occhiata, allora, all’ultimo
sconvolgente studio prodotto dall’istituto canadese “Global Research”
diretto da Michel Chossudovsky, professore emerito di economia
all’università di Ottawa, autore di saggi come “La globalizzazione della
povertà e il nuovo ordine mondiale”. L’umanità è a un bivio pericoloso,
avverte Choussudovsky: dall’atomica di Hiroshima, mai s’era visto un
simile dispiegamento mondiale di armi pronte all’uso.
Uno scenario da fine del mondo: prima mossa, l’Iran. Poi, le reazioni a catena e i veri obiettivi: fermare laCina neutralizzando la Russia. Il
capitalismo
imperiale, in crisi, pensa di non avere più altri mezzi per garantirsi
l’accesso privilegiato alle risorse vitali: acqua, petrolio e gas naturale.
Se fallisse la politica non resterebbe che la guerra, il conflitto
totale su scala mondiale. E anche se nessuno se n’è accorto, avvertono
gli osservatori canadesi, l’opzione militare è «in stato di avanzata
preparazione». Sistemi di armi hi-tech, tra cui testate nucleari, sono
già completamente schierati: gli “obiettivi” sono pressoché accerchiati.
«Questa avventura militare», spiega Choussudovsky, «è sul tavolo da
disegno del Pentagono» addirittura dal 1990. «Prima l’Iraq, poi l’Iran», stando a un documento del comando centrale Usa del 1995.
L’escalation è già parte dell’agenda militare: mentre l’Iran è il prossimo obiettivo, insieme con Siria e Libano, il nuovo dispiegamento militare strategico minaccia anche Corea del Nord, Cina e Russia.
Segnali inequivocabili: a giugno, l’Egitto ha autorizzato il transito
di navi da guerra israeliane e statunitensi nel canale di Suez (evidente
“segnale” rivolto a Teheran), mentre l’Arabia Saudita ha concesso a Israele il diritto di sorvolo e, nel Mar della Cina,
le manovre congiunte con la Corea del Sud hanno irritato Pechino. «Gli
Stati Uniti ed i loro alleati stanno “battendo i tamburi di guerra” –
scrive Choussudovsky – al culmine di una depressione economica in tutto
il mondo», per non parlare della più grave catastrofe ambientale nella
storia, il collasso della piattaforma Bp nel Golfo del Messico.
Media
completamente accecati, depistati quando non disinformatori: «La “crisi
reale” che minaccia l’umanità, secondo i media e i governi, non è la
guerra ma il riscaldamento globale». Il vero pericolo non viene
percepito: «Nessuno sembra temere una guerra nucleare sponsorizzata
dall’America. La guerra contro l’Iran è
presentata all’opinione pubblica come un problema tra gli altri», da
vivere con l’indifferenza alla quale ormai si è abituati. Del resto, «la
macchina di uccisione globale è sostenuta anche da un culto insito di
morte e distruzione che pervade i film di Hollywood, per non parlare
delle serie Tv di guerra e criminalità in prime time sulle reti televisive». Culto di morte
«approvato dalla
Cia e dal Pentagono, che supportano anche finanziariamente le produzioni
di Hollywood come strumento di propaganda di guerra».
Se l’Iran dovesse
essere oggetto di un attacco aereo “preventivo” da parte delle forze
alleate, l’intera regione – dal Mediterraneo orientale alla frontiera
occidentale della Cina con l’Afghanistan e il Pakistan – si infiammerebbe, conducendoci potenzialmente in uno scenario da Terza Guerra Mondiale,
sostiene Choussudovsky. Il conflitto si estenderebbe subito a Libano e
Siria ed è «altamente improbabile» che gli eventuali bombardamenti sull’Iran sarebbero
circoscritti agli impianti nucleari: pressoché scontato, invece, «un
attacco aereo su infrastrutture militari e civili, sistemi di trasporto,
fabbriche, edifici pubblici».
Perché proprio l’Iran? Presto detto: col suo 10% di riserve mondiali di petrolio e gas,
il paese degli ayatollah si colloca al terzo posto dopo l’Arabia
Saudita (25%) e l’Iraq (11%) per la dimensione delle sue scorte. In
confronto, gli Stati Uniti possiedono meno del 2,8% delle riserve di petrolio a livello mondiale. Mentre le scorte petrolifere Usa non
raggiungono i 20 miliardi di barili, la vasta regione che va dal Medio
Oriente all’Asia centrale dispone di riserve enormi, più di 30 volte
quelle degli Stati Uniti, pari ad oltre il 60% della riserva totale del
mondo. «Colpire l’Iran – sottolinea Choussudovsky – significa non solo recuperare il controllo anglo-americano sull’economia di
petrolio egas iraniani, compresi i percorsi delle condutture, ma anche contestare la presenza e l’influenza della Cina e della Russia nella regione».
Il previsto
attacco contro Teheran fa parte di una coordinata “road map” militare
globale. E’ la cosiddetta “guerra lunga” del Pentagono: un conflitto
senza frontiere guidato dal profitto, un progetto di dominazione
mondiale, una sequenza di operazioni militari. I pianificatori militari
della Nato, aggiunge Choussudovsky, hanno previsto vari scenari di escalation militare, con relative implicazioni geopolitiche: mentre Iran, Siria e Libano sono gli obiettivi immediati, Cina, Russia e
Corea del Nord, per non parlare di Venezuela e Cuba, sono anch’esse
oggetto di minacce da parte degli Stati Uniti. Obiettivo strategico
nella corsa alle risorse: sconfiggere il gigantesco competitor cinese e
annullare la capacità militare della difesa russa.
Uno sguardo
all’attualità recente non fa che moltiplicare timori e sospetti: le
manovre navali al largo della Corea del Nord, la distribuzione di
missili Patriot in Polonia, il centro di allarme missilissico anti-Russia installato
nella Repubblica Ceca, dispiegamenti navali in Bulgaria, Romania e Mar
Nero sempre in chiave anti-Mosca così come il dispiegamento di truppe Usa e Nato in Georgia e il formidabile dispiegamento navale nel Golfo Persico, compresi sottomarini israeliani pronti a colpire l’Iran.
Contemporaneamente,
sono ormai «aree in corso di militarizzazione» il Mediterraneo
orientale, l’intero Mar Nero, la regione andina del Sudamerica, i
Caraibi e l’America centrale, dove le minacce sono dirette contro Cuba e
Venezuela.
Una escalation
silenziosa e costante, protetta dalla formula dell’aiuto militare:
trasferimenti di armi su larga scala, di proporzioni inaudite come
l’affare da 5 miliardi di dollari con l’India, che mira a rafforzare gli
indiani in funzione anti-cinese. Stessa tecnica in Medio Oriente, in
vista del possibile attacco all’Iran:
gli Stati Uniti, spiega il “Global Research Institute”, stanno armando
gli Stati del Golfo (Bahrain, Kuwait, Qatar ed Emirati Arabi Uniti) con
missili intercettori a terra, missili Patriot ad avanzata funzionalità,
sistemi speciali per la difesa ad alta quota e missili intercettori
Standard-3 sul mare, installati su navi da guerra già ora dispiegate nel
Golfo Persico.
«Un disegno
militare globale attentamente coordinato e controllato dal Pentagono»,
rileva Choussudovsky, che coinvolge le forze armate unite di più di 40
paesi. «Questo dispiegamento militare globale multinazionale è di gran
lunga la più grande esibizione di sistemi avanzati di armi nella storia
del mondo». La struttura di comando unificato, suddivisa in comandi
combattenti geografici, si basa su una strategia di militarizzazione a
livello globale. L’esercito degli Stati Uniti ha basi in 63 paesi.
Nuovissime basi militari sono state costruite dopo l’11 settembre 2001,
in sette paesi. In totale, ci sono 255.065 unità di personale militare
statunitense distribuite nel mondo.
Una geografia
militare, quella del Pentagono, che rivela il vero obiettivo finale
dell’opzione bellica del terzo millennio: la conquista del mondo. «Ad
eccezione di Hiroshima e Nagasaki, la seconda guerra mondiale è stata
caratterizzata dall’uso di armi convenzionali», mentre ora la
pianificazione di una guerra globale «si basa sulla militarizzazione
dello spazio». Se fosse avviata una guerra contro l’Iran,
aggiunge Choussudovsky, non verrebbero impiegate solo armi nucleari, ma
sarebbe utilizzata «anche l’intera gamma di nuovi sistemi di armi
avanzate, tra cui armi elettrometriche e tecniche di modificazione
dell’ambiente», le famose “armi
climatiche”
per il cambiamento forzato del clima: secondo alcuni analisti, il
sistema Haarp installato in Alaska sarebbe in grado di provocare a
distanza cataclismi come siccità, terremoti e inondazioni.
Il pericolo,
avverte Choussudovsky, è tanto più reale se si considera l’assoluta
indifferenza dei mezzi di informazione: «In coro, i media occidentali
hanno bollato l’Iran come
una minaccia alla sicurezza globale in vista del suo programma di
presunte armi nucleari (inesistente). Riecheggiando dichiarazioni
ufficiali, i media ora chiedono l’attuazione di bombardamenti punitivi
nei confronti dell’Iran in modo da salvaguardare la sicurezza di Israele». Anziché constatare che l’unica, vera minaccia alla pace nel mondo proviene dall’asse che collega Stati Uniti, Nato e Israele,
secondo Choussudovsky si preferisce «instillare tacitamente»,
nell’inconscio popolare, «la nozione che la minaccia iraniana è reale e
che la Repubblica islamica dovrebbe essere “conquistata”».
La costruzione
del consenso di massa, aggiunge lo studioso canadese, ricorda i metodi
della famigerata Inquisizione spagnola: si esige «l’accettazione
dell’idea che la guerra è un impegno umanitario». E così, anche se è a
tutti noto che sono Washington e Tel Aviv a mettere in pericolo la pace
nel mondo, «in un ambiente inquisitorio la realtà viene capovolta: i
guerrafondai sono impegnati per la pace, le vittime sono presentate come
i protagonisti della guerra». Una mistificazione che ha successo, ora
che negli Usa il
movimento pacifista si è indebolito: con l’ascesa di Obama, gli
americani contro la guerra si concentrano su Afghanistan e Iraq,
trascurando «le guerre che sono in preparazione, già sul tavolo del
Pentagono».
Niente è ancora
deciso, ma tutto è pronto: al momento opportuno, se prevarrà l’opzione
bellica, il più colossale dispiegamento di armi iper-tecnologiche della
storia dell’umanità potrebbe far saltare in aria mezzo pianeta. «Questa
guerra è pura follia», protesta il professor Choussudovsky, concludendo
il suo report con un appello drammatico: «Ci rivolgiamo alle persone su
tutta la terra, in America, Europa, Israele,
Turchia e in tutto il mondo perchè si ribellino contro questo progetto
militare, contro i loro governi che sono a favore di un’azione militare
contro l’Iran e contro i mass
media che servono a camuffare le conseguenze devastanti di una guerra contro l’Iran».
Se la guerra è un
crimine, l’assassino in questo caso ha un movente formidabile: il
denaro. «L’agenda militare – spiega il direttore del “Global Research
Insitute – supporta un profitto guidato da un distruttivo sistema
economico globale che impoverisce ampi settori della popolazione
mondiale». Doppia follia, dunque, visto che la Terza Guerra Mondiale sarebbe
una catastrofe «terminale». Albert Einstein aveva intuito i pericoli
dell’ecatombe nucleare e dell’estinzione della vita sulla terra: «Non so
con quali armi sarà combattuta la Terza Guerra Mondiale –
disse – ma la Quarta sarà combattuta con clave e pietre». Oggi,
purtroppo, gli arsenenali dell’ipotetico terzo conflitto
mondiale cominciamo a conoscerli.
Secondo
Choussudovsky, i colpevoli sono tantissimi: media, intellettuali,
scienziati e politici che, in coro, «offuscano la verità indicibile»,
quella di Einstein: la guerra nucleare distrugge l’umanità e il processo
graduale di distruzione è già cominciato. «Quando la menzogna diventa
verità non c’è più modo di tornare indietro», insiste Choussudovsky:
«Quando la guerra viene accolta come un impegno umanitario, la giustizia
e l’intero sistema
giuridico
internazionale sono stravolti: il pacifismo e il movimento anti-guerra
vengono criminalizzati. Essere contro la guerra diventa un atto
criminale».
Guardiamola in
faccia, la guerra: sanziona l’abbattimento indiscriminato di uomini,
donne e bambini, distrugge le famiglie e le persone, annienta l’impegno
delle persone verso gli altri esseri umani, impedisce alle persone di
essere vicine a chi soffre. La grande menzogna, dice Choussudovsky,
sostiene la guerra e lo stato di polizia come l’unica linea di
approccio, distrugge nazioni e solidarietà internazionali. «Rompere la
menzogna significa rompere un progetto criminale di distruzione globale,
in cui la ricerca del profitto è la forza prevalente. Questo profitto
guidato dall’agenda militare distrugge i valori umani e trasforma le
persone in zombie inconscienti».
E allora quello
che dobbiamo fare è «invertire la marea, sfidare i criminali di guerra
in alte cariche e i potenti gruppi di pressione corporativi che li
supportano, rompere l’Inquisizione americana, minare la crociata
militareUsa-Nato-Israele,
chiudere le fabbriche di armi e basi militari, riportare a casa le
truppe: i membri delle forze armate dovrebbero disobbedire agli ordini e
rifiutarsi di partecipare ad una guerra criminale». Esagerazioni? No,
purtroppo. Perché, insiste lo studioso canadese, il conto alla rovescia è
già cominciato: siamo circondati. Il potere che vuole la guerra è
fortissimo, racconta ogni giorno il contrario della verità, pretende per
sé le risorse vitali del mondo. Ed è armato fino ai denti.
Fonte: http://informare.over-blog.it/article-l-inferno-e-dietro-l-angolo-benvenuti-118943394.html
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